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"La Vernaccia,

l'oro di San Gimignano"

 

 

La città di Folgore, uno dei poeti più giocondi e amanti delle gioie della vita, anche se elegante e raffinato quanto il senese Cecco Angiolieri è pittoresco e robusto, è circondata da rigogliosi vigneti.
Qui si produce la Vernaccia, il primo vino bianco classico ad avere avuto la D.O.C. in Italia, frutto di un vitigno particolarissimo e di un insieme di fattori favorevoli, fra cui il tipo di terra, il clima asciutto, la media altitudine.
Fin dal XIII secolo San Gimignano esportava la sua Vernaccia: "provveditori" e "pesatori" sovrintendevano per conto del Comune non solo alle gabelle, ma soprattutto alla scelta delle migliori qualità del fine prodotto.
Dante Alighieri, incontrando i golosi nel Purgatorio, cita il prezioso liquido nell'incontro con Forese Donati.

 

"... e quella faccia
di là da lui, più che l'altre trapunta,
ebbe la Santa Chiesa in le sue
braccia:
dal Torso fu, e purga per digiuno
l'anguille di Bolsena e la vernaccia."

(Purgatorio XXIV)

 

 

Un vino da gran signori, apprezzato in Toscana e oltre, specie nel Rinascimento, quando allietava sponsali e banchetti.

Acquirenti delle cantine della città turrita furono tra gli altri Ludovico il Moro e Lorenzo il Magnifico, papi, principi e artisti.
Fra i pontefici, Leone X dei Medici, l'amava tanto da farsela inviare a Roma.
Sante Lacerio, bottigliere del papa Paolo III Farnese (1534-1539), scriveva della Vernaccia:

 

" E' una perfetta bevanda da signori ed è gran peccato che questo luogo non ne faccia assai. Che così come el sito è buono et ben posto et dotato di virtuosissimi homini, dottori, notari et maestri di grammatica, così doveria esser abondante di vigne da far sorta de vino più che non ne ha; ha di se perfectione; in esso odore; in lui sapore. Di questa bevanda gustava molto Sua Santità et faceva così onore al loco".

 

La Vernaccia si produce esclusivamente nel territorio comunale da uve dell'omonimo vitigno, dal grappolo grosso e allungato con acini color verde-giallastro o ambrato, integrate da altri vitigni da bacca bianca. La vinificazione è "in bianco", secondo lo stile tradizionale, il titolo alcolometrico minimo, 11 gradi, sale a 11,5 per la riserva, invecchiata un anno.
Dorata, elegante, asciutta col caratteristico retrogusto amarognolo, la Vernaccia è deliziosa per aperitivo, impareggiabile con antipasti di mare, squisita con qualsiasi piatto a base di pesci e crostacei, egregia con le carni bianche.

 

 
 

 

Chissà se era di San Gimignano, la vernaccia che tanto piaceva, con le anguille, a papa Martino IV - al secolo Simon de Brie, pontefice dal 1281 al 1285 - da meritargli un prolungato soggiorno fra i golosi del Purgatorio dantesco.

Non sappiamo se fosse toscana o ligure: ma per il papa doveva essere proprio una consolazione, se soleva dire "Quanta mala patimur prò Ecclesia Sancta Dei: ergo bibamus", sino a morirne.

Ciò che sappiamo con certezza è che al tempo la vernaccia di San Gimignano - grazie a un tal Vieri de' Bardi che aveva importato il vitigno dalla Liguria ai primi del Duecento e ai discendenti Zanobi e Agnolo, prodigatisi ad acclimatarlo - era non solo già nota, ma anche assai apprezzata.

Nel 1276 il commercio vinicolo era tanto fiorente che gli "ordinamenti della gabella" imponevano una tassa di tre soldi per ogni soma di vernaccia uscita dal territorio del turrito comune: che qualche anno dopo istituiva un registro di "provveditori" o "pesatori" per sovrintendere alla riscossione e censire i vini migliori.

Un vino da gran signori, apprezzato in Toscana e oltre, specie nel Rinascimento, quando allietava sponsali e banchetti: Lorenzo il Magnifico, uno fra i tanti estimatori, sollecitava omaggi di vernaccia, graditissima alla madre Lucrezia e giovevole alla salute malcerta del figlio Piero, ricevendo generosi "presenti" a Natale, Pasqua e San Giovanni dai maggiorenti sangimignanesi, premuratisi addirittura di nominare due assaggiatori ufficiali per selezionare il vino destinato al signore di Firenze.

Dal canto suo quello di Milano, Ludovico il Moro, volle nel 1487 duecento fiaschi di vernaccia per le nozze del nipote colla figlia del re di Napoli: e tanto gli piacque da richiedere a San Gimignano cinquecento magliuoli da trapiantare in Lombardia, con scarso successo, imitato dal duca Guidubaldo d'Urbino, che ne volle arricchire il Montefeltro, con risultati migliori, ma ben lontani dalla qualità originaria.

Fra i pontefici, non fu solo Martino l'adepto della vernaccia: asceso al soglio di Pietro, Leone X dei Medici, memore di papà Lorenzo, l'amava tanto da farsela inviare a Roma. Qualche anno più tardi, Sante Lacerio, bottigliere di papa Paolo III Farnese (1534-1539), scriveva con gran senno:

 

"È una perfetta bevanda da signori ed è gran peccato che questo luogo non ne faccia assai. Che così come el sito è buono et ben posto et dotato di virtuosissimi homini, dottori, notari et maestri di gramatica, così doveria esser abondante di vigne da far sorta de vino più che non ne ha; ha di sé perfectione; in esso odore; in lui sapore. Di questa bevanda gustava molto Sua Santità et faceva così onore al loco."

 

Forte di tale tradizione, la vernaccia di San Gimignano è stata il primo vino italiano a ottenere, nel 1966, la denominazione d'origine, per entrare nel 1993 - primo e per ora unico bianco toscano - nell'olimpo della DOCG: si produce esclusivamente nel territorio comunale da uve dell'omonimo vitigno, dal grappolo grosso e allungato con acini color verde-giallastro o ambrato, anche integrate da altri vitigni a bacca bianca.

La vinificazione è "in bianco", secondo lo stile tradizionale, con decantazioni statiche prefermentative in ambiente refrigerato: la fermentazione, a temperatura controllata, dura dai 12 ai 18 giorni. Il titolo alcolometrico minimo, 11 gradi, sale a 11,5 per la riserva, invecchiata un anno.

Dorata, elegante, asciutta col caratteristico retrogusto amarognolo, la vernaccia è deliziosa per aperitivo, impareggiabile con antipasti di mare, squisita con qualsiasi piatto a base di pesci e crostacei ed egregia con le carni bianche. Alla denominazione maggiore s'affianca dal 1996 la Doc San Gimignano, del modello "a cascata", che prevede le tipologie rosso, novello e rosso riserva (basate su Sangiovese con altri vitigni a bacca rossa sino al 50 per cento), rosato (Sangiovese con modeste percentuali di Canaiolo nero, Trebbiano, Malvasia del Chianti, Vernaccia e altri vitigni a bacca rossa), Sangiovese rosso e rosato (qualora il vitigno concorra sino all'85 per cento), nonché l'eccellente vinsanto (basato su Malvasia del Chianti con Trebbiano, Vernaccia e altri vitigni) e l'Occhio di Pernice (Sangiovese integrato eventualmente da altri vitigni a bacca rossa).