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Nel XVIII secolo le
ville di campagna mutano aspetto e ruolo, cominciando ad assumere
"notevole importanza come centri di investimento... nell'economia
terriera, e come centri di riorganizzazione del paesaggio agrario in
grandi aziende padronali".
Nascono le Fattorie.
Nuove
entità organiche con funzioni suddivise, dove diversi poderi sono
unificati sotto un singolo centro amministrativo. I singoli poderi
operano autonomamente ma dipendono, nell'ordinamento tecnico ed
economico, da una comune gestione.
La fattoria è un complesso
fondiario di variabile estensione, composto da un certo numero di poderi
provvisti del proprio fabbricato rurale, affidato ciascuno ad una
famiglia contadina, e si muovono entro le linee di un'unica
amministrazione e di un'unica direzione tecnica, che differenzia e
coordina il lavoro e la produzione delle singole unità poderali.
Nel comune interesse si
procede agli acquisti e alle vendite; macchine agricole passano da un
podere all'altro; insieme sono lavorati i primi prodotti delle colture e
degli allevamenti e venduti poi allo stato finito.
Nella fattoria, non
mancano mai le costruzioni tipiche della stessa, quali l'abitazione del
fattore, quelle del personale di direzione e amministrativo, gli uffici
ed i magazzini dove vengono ammassati i prodotti delle singole unità
poderali.
Quindi, le grandi fattorie
del fondovalle chianino non possono essere definite, come dice il Giuli,
una semplice "unione di molti poderi".
Presso la fattoria infatti
vi sono alcune strutture accentrate che le sono proprie.
In alcuni casi la Villa del
padrone comprende il centro di direzione tecnico-amministrativa,
circondata dagli ambienti a questa annessi.
Altre volte la Villa
padronale si trova semplicemente vicina ad una delle case coloniche
della proprietà, senza le necessarie officine agrarie.
Infatti molte delle
fattorie chianine hanno poco rilievo dal punto di vista operativo e
produttivo, ma svolgono piuttosto una funzione di raccolta e
commercializzazione dei prodotti, con le dovute funzioni di carattere
amministrativo e contabile.
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Palazzo di Fattoria di Bettolle lato
Piazza Garibaldi |
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Le case coloniche della
Fattoria esistenti verso la metà del Settecento appartengono già ad una
architettura progettata e non spontanea, per la razionalità del loro
impianto, per la proporzione volumetrica e la formula tipica delle
costruzioni della Valdichiana (portico-scala-loggia) che sono una
costante in tutte le costruzioni della fattoria.
Le case furono costruite o
ristrutturate su progetto, come conferma l'ordinanza di Pietro Leopoldo
del 1778 che obbligava ad indicare "per le case nuove da rifarsi, sulle
colmate, dove e con quale disegno, ... e si fissino la spesa e la
stima...".
A questa razionalità della
funzione si aggiunge anche un'armonia di facciata caratterizzata da una
rigorosa distribuzione delle forature che appaiono ritmiche e coassiali
quando sovrapposte.
Le opere di
ristrutturazione non erano soltanto relative a dei particolari, ma
progettate per aggiungere nuove porzioni di fabbricati (con stanze
stalle e cantine) allo scopo di aumentare la produttività della campagna
ed incrementare l'allevamento dei bovini e, le case rurali di nuova
costruzione, evidenziano come ci si trovi di fronte ad un'architettura
progettata in modo da essere compiuta e definitiva. Questo "è il
prodotto unitario di una cultura architettonica di origine urbana".
Ma, carattere unitario
strutturale suggerito dalla nuova struttura architettonica, si perde
nelle case della Fattoria in ragione delle singole esigenze ambientali.
Si trovano infatti differenti posizioni della scala, diversità
planimetriche, incostante presenza di torre colombaia, loggia assente o
tamponata, scala laterale o, più modernamente, centrale, presenza o
assenza di marcapiano o marcadavanzale.
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Podere Mulinaccio |
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Le case coloniche sono
tutte costruite con larghezza, senza risparmio di spazio ne' di
materiale. I mattoni con cui sono costruite venivano fatti a mano,
essiccati al sole e cotti in "forni a buca"¹.
Nella Fattoria di Bettolle,
altre ai contadini, c'era pure un dipendente mattonaio.
Riguardo alla distribuzione
dei vani si nota una buona razionalità strutturale. Sul fronte della
casa si trova spesso il portico ad archi che funge da antistalla e da
luogo coperto per lavorare riparati restando all'esterno
dell'abitazione.
Le stalle sono quasi sempre
dei locali unici la cui continuità è data, per mezzo di ampi archi,
dalla foratura dei muri portanti. per far si che gli archi esercitassero
meno spinta sui muri laterali si progettavano archi policentrici, a tre
centri, in modo che quelli esterni fossero a tutto sesto.
Le stalle sono tutte
a pianterreno, sotto l'abitazione.
Oltre al portico a piano
terra, talvolta ci sono due rampe di scale, una per parte, simmetriche,
per l'accesso all'abitazione. Scale larghe non soltanto per agevolare la
salita con eventuali carichi, ma anche con funzione di copertura a un
sottostante porcile o pollaio.
Molte scale sono interne e
altre, esterne, ricavate nel corpo stesso dell'edificio. Queste ultime
sfociano in una loggia che fa da anticamera alla cucina. La loggia,
spesso, presenta archi ribassati a tre centri con lo scopo di fornire
più luce alla cucina.
La cucina è il vano più
importante della casa, comunemente chiamata "la casa". Quasi sempre
occupa due interassi della costruzione, fino a essere lunga anche 10
metri. All'interno della cucina è allocato un grande focolare non
soltanto per cucinare e riscaldarsi ma anche come luogo di aggregazione
della famiglia, nelle veglie invernali.
Storie
da veglie..
Le camere da letto sono
tutte disimpegnate dalla cucina, e nelle case più grandi, c'è sempre
qualche stanza di passaggio.
Le case della Fattoria di
Bettolle dimostrano molta razionalità di costruzione insieme a molti
annessi costruiti con molta cura architettonica, dimostrando che le
direttive dei lavori, delle case della Fattoria, erano dettate da
persone competenti.
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Podere della Foennella e a sinistra podere
del Buttarone |
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Il Palazzo di Fattoria, più
propriamente definita casa padronale, e il vicino edificio degli uffici
di Fattoria, hanno subito nel tempo mutamenti architettonici che li
hanno portati allo stato attuale.
Confrontando il disegno che
si trova nel Cabreo della Stufa, con lo stato attuale, si nota la
sostanziale trasformazione subita nel tempo.
In origine - come da
disegno - la casa padronale presentava sulla facciata principale una
porta d'ingresso con scala appoggiata a due rampe, dove le due rampe di
scale, simmetriche, convergevano ad un pianerottolo antistante la porta
d'ingresso al secondo piano.
Palazzo di fattoria, disegno Cabreo |
Palazzo di Fattoria, attuale |
Annesso al Palazzo, disegno Cabreo |
Annesso al Palazzo, oggi |
La porta d'ingresso si
apriva direttamente in una grande sala con pavimento in cotto.
(pavimento in cotto ancora oggi ben conservato in cui è presente una
mattonella con data 1699) Sotto il corpo delle scale si apriva un grande
ingresso ad arco che riprendeva, per stile, l'ingresso superiore.
Su pianta rettangolare, a tre piani, presentava all'origine, sulla
facciata, una fuga di otto finestre per il terzo piano e sette per il
primo piano.
Oggi, sulla facciata, non esiste più la scala esterna e il numero delle
finestre è aumentato, per il primo piano, da a otto a undici come per il
pianterreno mentre nel terzo piano, il corpo centrale, presenta delle
finestre con arco a tutto sesto poggianti su colonne che ricordano le
strutture ad arco dei loggiati.
L'ingresso principale, rivolto a sud-est, si presenta sostanzialmente
immutato rispetto all'originale e, conduceva originariamente allo
Scrittoio.
Nel disegno del Cabreo si osserva una sopraelevazione della struttura,
simile a una colombaia, ampia e ben finestrata al cui interno vi erano
tre camere. Tale elevazione del fabbricato si armonizzava con la
costruzione attigua, il cui trono centrale si sopraelevava dalle due
propaggini laterali.
In questa seconda
costruzione era presente, originariamente, una scala esterna appoggiata
alla struttura, con due rampe contrapposte e convergenti su un
terrazzino antistante l'ingresso al piano rialzato.
Sotto al corpo avanzato della scala si aprivano due porte ad arco, così
come nelle ali laterali, simili agli ingressi della casa padronale.
Scala e porte, quindi, elementi simili per stile a quelli del Palazzo di
Fattoria.
Al suo interno erano presenti: «un granaio al piano terreno, e sopra
esso granaio...una sala stoiata² e sei camere, due pure stoiate, e
l'altra a tetto con le mura tozze...poi una stalla a tetto con arco in
mezzo, metà della quale...ammattonata».
Inoltre vi erano altre due stanze contenenti quattro caldaie e una
cisterna per la "trattura"³ della seta.
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Colmata nei pressi della località Foenna |
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Ritornando alle case dei
poderi della Fattoria, in linea di massima, presentano uniformità di
stile. Molte sono a pianta quadrilatera con poca differenza di misura
tra i lati, praticamente un quadrato, oppure rettangolari, con il lato
lungo superiore il doppio del lato corto. Quest'ultime, unite per
contiguità, nascono per ospitare due o più famiglie di contadini.
Tutte le case presentano la
sovrapposizione dell'abitazione alle strutture adibite a stalla e
cantina.
L'edificazione è
essenzialmente fatta con mattoni fatti a mano e, nel pian terreno,
ricorre con frequenza la volta a vela o a botte incrociata, con sostegno
ad archi.
Una costante di quasi tutte
le case è l'arco della facciata. Singolo, doppio o ripetuto, centrale o
simmetrico, raramente decentrato si può trovare sia al pian terreno che
al primo piano. L'arco, o gli archi al pian terreno, permettevano
l'ingresso alla loggia inferiore, o atrio dal quale era possibile
accedere alle cantine e, attraverso una scala interna, al piano
superiore.
La scala esterna non è
solita. Quando sono presenti, sono scale che non fuoriescono dalla
facciata, ma sono in essa comprese secondo una struttura ad ampi archi
coperta.
La colombaia è quasi sempre
presente. Nelle costruzioni per due famiglie può essere doppia.
L'intonaco presente in
molte costruzioni si lega al colore della composizione a mattoni. Nel
complesso le case rurali della Fattoria di Bettolle esprimono le
caratteristiche più avanzate e razionali, tipiche della casa della
bonifica.
Scala esterna podere Foennella |
Scala esterna podere Porto Vecchio |
Scale esterne poderi 1 e 3 della Via del
Porto |
Descrizione di alcuni
Poderi della Fattoria di Bettolle:
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Podere Foennella
Podere Foennella, molto rimaneggiato, allo
stato attuale (2023)
Il podere della
Foennella, posto nella comunità di Torrita di Siena oggi ha
un'insolita facciata, con un grande arco centrale alto
all'imposta 5 m., ed ampio 3,55 m.
Le lesene
laterali che fungono da imposte sono molto manomesse, per
cui è difficile immaginare l'aspetto precedente.
Originariamente potrebbero essere stati due archi
sovrapposti, o soltanto un arco a pianterreno. L'arco al
primo piano non sembra che fosse mai stato aperto a loggia,
poiché il suo vertice è molto basso rispetto al pavimento
(1,80 m.). Del primitivo progetto troviamo solo un grande
vano centrale, coperto con volta a vela. Gli interassi
laterali sono oggi più ampi ed hanno, stranamente, dei muri
esterni laterali di ben 60 cm. di spessore. Il corpo
laterale di sinistra ha subito un restauro molto recente:
tutti gli archi sono molto ribassati e intonacati, e la
copertura è un solaio in latero-cemento, intonacato. Nel
disegno dello stato attuale non è inserito detto corpo,
perché di più recente costruzione.
Il progetto originario aveva un avancorpo poco profondo
(2,10 m.), che si apriva con una loggia a tre archi. La
scala era un'unica rampa, con ingresso laterale, che
accedeva in una loggia al primo piano, probabilmente con tre
archi coassiali a quelli del pianterreno. Sul lato destro
del fabbricato era presente il forno, con loggetta
anteriore.
Pianta "Scrittoio e R.
Possessioni", Archivio di Stato di Firenze |
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Podere Butarone
Podere Buttarone, sulla facciata adiacente
la strada è ancora presente lo stemma dei Cavalieri di S.
Stefano con data 1791, stato attuale (2023)
Questa
costruzione, anch'essa nella comunità di Torrita di Siena,
porta lo stemma dei Cavalieri di S. Stefano, con la data
1791: ciò spiega perché non sia fra i possedimenti della
Fattoria nelle piante del 1779 , mentre sia presente nelle
piante del 1814.
L'impianto
distributivo dei vani è relativamente tardo. La copertura
del pianterreno è realizzata con arcate che fungono da muri
portanti e solai in legno. Oggi questa copertura è
sostituita con un solaio in laterizio armato, ma sono
rimaste le fiancate e le partenze degli archi a testimoniare
l'antica struttura.
La scala,
interna, è formata da gradini di pietra serena,
caratteristica delle costruzioni di fine secolo. Le
costruzioni più vecchie hanno le scale fatte con un solaio
di correnti e mattoni e i gradini di mattoni.
In origine
questa costruzione presentava un grande arco al pianterreno,
che dava acceso alle stalle, e, coassiale con questo, un
altro arco ribassato al primo piano; questi due archi sono
ancora visibili nel muro anche se completamente tamponati;
al loro posto si osserva una piccola finestra al piano
superiore e una porta al pianterreno, di accesso alle scale.
Al piano
superiore troviamo una grande cucina, che occupa in
lunghezza tutti e tre gli interassi centrali, in cui è
allocato il grande focolare. Questo piano è coperto a tetto
con travi di legno, correnti e mattoni mezzanine; nella
cucina è ancora visibile l'accesso alla colombaia.
Quest'ultima centrale sul tetto, presenta due archi in
mattoni a vista, dentro i quali sono inserite due finestre (
una di queste attualmente tamponata).
La gronda è
insolitamente dotata di un filare di grossi mattoni posti a
sbalzo e stondati a mano, che fanno da appoggio ai correnti
a sporgere.
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Stemma dei Cavalieri di S.
Stefano in un muro del podere Buttarone |
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Rampa di scale ingresso
cucina |
Cucina con grande focolare
divisa da arco a tre centri |
Ingresso colombaia dalla
cucina |
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Stalla podere Buttarone |
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Leopoldine dei poderi
Foennella e Buttarone |
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Primo e secondo Podere della
Salciaia
Podere I e II della Salciaia, stato
attuale, vista sud. (2023)
Lo stato
attuale dei due poderi differisce molto dal progetto
originario: infatti la pianta dimostra un aumento di
profondità di circa 9m., rimanendo invariate le dimensioni
della facciata.
Nella
ristrutturazione sono stati mantenuti i muri portanti
ortogonali⁴ alla facciata, con i loro interassi. E' facile
notare come gli interassi più ampi siano interni, mentre i
due più piccoli esterni fungono fungono da contrafforte agli
archi molto ribassati degli interassi interni.
Gli interassi
più piccoli esterni sono intervallati da archi e da muri
pieni traversi, così da reggere meglio la spinta che
proviene dal centro.
La Salciaia è
un esempio tipico della risposta costruttiva alle necessità
del momento.
La pianta del
1779, pur presentando gli stessi quattro interassi, ha un
avancorpo del tutto diverso e abbastanza insolito: non vi
sono i due grandi portici ad arco, poiché l'ingresso alle
scale e alle stalle era laterale e non sulla facciata. Nella
facciata si aprivano due piccole porte laterali, e al centro
il forno con loggia. Questo forno serviva soltanto alla
famiglia del secondo podere, mentre per il primo podere, il
forno, era situato in una costruzione distaccata,
comprendente anche granaio, ovile, tinaia e porcile.
Un annesso
analogo, ovviamente senza forno, era adibito a uso dalla
famiglia del secondo podere.
Le stalle sono
vani ampi e lunghi, che occupano tutta la profondità del
fabbricato, intervallati da archi ribassati.
Agli ambienti
laterali si accede dall'esterno; non sono in comunicazione
con le stalle, poiché probabilmente in origine erano
destinati a cantine o granai.
Le scale
portavano alla loggia del primo piano, dalla quale si
accedeva alla cicina. Dalla cucina si entrava nelle tre
camere.
La colombaia
tuttora presente, era già descritta nei documenti
dell'Archivio di Stato di Firenze.
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Podere I e II della Salciaia,
stato attuale, vista nord, (2023) |
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Poderi I e III
della Via del Porto
Poderi I e III della Via del Porto
Queste due case coloniche
sono unite e ospitavano, in origine, due famiglie di contadini di ben 16
persone per casa.
A pianterreno
presentano cinque interassi per un totale di m. 26,30. Sul
fronte casa troviamo, agli estremi, le due scale che
conducono al primo piano e un corpo aggettante che
costituisce la loggia, la cui parte centrale è segnata da
quattro archi di circa tre braccia ognuno (m. 1,75), di cui
uno tamponato con un muro ad una sola testa in modo da
lasciare in vista la struttura dell'arco.
Tutti i muri
originali sono interrotti da grandi archi, come al solito,
per creare degli ambienti-stalla uniti.
Nelle zone
chiuse della loggia si trovano dei piccoli vani usati come
stanze per il telaio.
Salendo le
scale ci si trova nella loggia superiore. La loggia dava
accesso alla grande cucina, che era il centro
dell'abitazione e che disimpegnava le altre camere.
Dall'Archivio
di Stato di Firenze si deduce che ci fosse una piccionaia
per ognuna delle due case coloniche. Questo corpo aggettante
del fronte-casa, diventato pericolante col tempo a causa
della copertura lignea all'aperto.
Secondo quanto
dice l'attuale proprietario, è stato ricostruito, nel primo
dopoguerra (1945-46), eseguendo un restauro radicale, che è
consistito nella totale demolizione di questo avancorpo.
Le scale sono
state ricostruite dov'erano, ma il corpo sporgente non è
stato più rifatto. Si è preferito rivestire il muro con
lesene e marcapiani di mattoni a vista, rispettando gli assi
delle precedenti forature, ma usando non più i mattoni
recuperati dalla demolizione, bensì dei mattoni nuovi fatti
industrialmente.
Anche le scale
sono state coperte con degli archi rampanti di mattoni a
vista.
Al centro del
fabbricato, sopra il tetto, invece delle piccionaie è stata
costruita una grande meridiana.
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Pianta "Scrittoio e R. Possessioni" Archivio di
Stato Firenze |
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Poderi della Via del Porto vista
sud-est, sullo sfondo, a destra, Bettolle |
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Podere II della
Via del Porto
Podere II della Via del Porto, stato attuale,
(2023)
Allo stato
attuale sulla facciata di questa casa colonica si possono
scorgere le antiche forature simmetriche.
Al pianterreno abbiamo due archi a tutto sesto, tamponati
con un muro incassato di 15 cm, così da accentuare la loro
esistenza come per simulare una loggia.
In effetti la
loggia non è stata realizzata con la ristrutturazione;
tuttavia i costruttori hanno voluto "disegnare" la facciata
con gli archi, probabilmente per una certa sensibilità verso
le linee architettoniche, pur nel rispetto della
funzionalità della struttura.
Al primo piano
troviamo altri due archi coassiali, ma fortemente ribassati,
che arrivano fin sotto la gronda. A coronamento del tetto
c'è una colombaia, con tre archi sul fronte.
A pianterreno,
anticamente, c'erano un portico, la stanza da telaio, cinque
stalle, una cantina ed il porcile nel sottoscala.
Attualmente
questo piano è tutto adibito a stalle, più due cantine.
Al primo piano
due archi ribassati indicano l'esistenza di una loggia di
accesso all'abitazione.
Della primitiva
scala di acceso al piano superiore, oggi non c'è alcuna
traccia; attualmente l'ingresso al primo piano è permesso da
una scala esterna posta lateralmente all'abitazione.
Del primitivo progetto attualmente rimangono i tre interassi
da cui è partita la ristrutturazione; infatti la misura del
fronte-casa coincide con la misura attuale, mentre in
lunghezza il fabbricato è aumentato di circa tre metri.
La copertura a
"volte a vela" originale resta solamente nel primo vano
centrale. Questa ristrutturazione mette in evidenza, dal
numero dei piani adibiti a stalle, quanto fosse importante
l'allevamento del bestiame e la sua preminenza sui prodotti
agricoli.
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Podere II della Via del Porto |
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Podere dell'Esse Secco I e II
Podere Esse Secco I e II, stato attuale,
(2023)
Questa casa
colonica si trova nella Comunità di Sinalunga, e costituisce
una delle costruzioni rurali più belle ed eleganti non solo
della Fattoria, ma di tutta la Valdichiana. Originariamente
apparteneva alla Fattoria di Foiano, ma dal Catasto
Leopoldino si ricava che al 1840 era già di proprietà della
Fattoria di Bettolle.
Nella mappa del
Catasto Toscano la dimensione in scala risulta ancora quella
dell'antico progetto ma, inferiore di 14 metri rispetto alle
attuali. Da ciò si deduce che la ristrutturazione sia stata
eseguita dopo il 1840.
Nel primo
progetto, al pianterreno, si trovavano due stanze sotto la
scala e la loggia, una cantina, due stalle (una per i manzi,
l'altra per le vacche ed i cavalli), nonché una stalla
estiva che serviva «per tenervi i manzi d'estate».
Allo stato
attuale la casa colonica presenta ben altra struttura.
Non ci sono più
il trittico "portico-scala-loggia", strettamente connessi.
Ci sono due corpi di fabbrica avanzati alle due estremità,
contenenti le scale a quattro rampe ciascuna, della
larghezza necessaria alla loro funzione (m. 1,20) e non più
le larghe scale sotto le quali si ubicavano il porcile ed il
pollaio.
I gradini sono
monoliti di pietra serena, i muri della scala forati da
archi rampanti, il pilastro alla partenza della scala in
mattoni scalpellinati a mano e reso di sezione ottagonale,
con capitello sulla sommità.
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Particolare della facciata podere
Esse Secco,
stato attuale (2023) |
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La loggia al
primo piano non è più un vano di disimpegno, ma un luogo
coperto e decorato con tanti pilastrini ad archi in cotto
scalpellinati e sormontati da una specie di capitello fatto
con mattoni in aggetto.
Nel complesso
si tratta di una loggia a sei archi, tre per ogni
abitazione, più eleganti e raffinati rispetto ai massicci
quattro archi originari.
La colombaia
resta praticamente invariata, a eccezione di due aperture ad
arco che si armonizzano con quelle della loggia.
Al pianterreno
si osservano due grandi archi centrali di accesso alle
stalle. Queste sono suddivise da archi e tutte coperte con
volte a crociera in cotto. Il fabbricato copre una
grandissima superficie (502 mq. di stalle), idonea a
ospitare un grande numero di bestie vaccine.
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Poderi Esse Secco I e II nella Colmata
di Bettolle
Scala di ingresso
Podere Esse Secco I°
Cucina della
Leopoldina Podere Esse Secco I°,
lato nord-est,
Cucina della
Leopoldina Podere Esse Secco II° ,
lato nord-ovest
Particolare delle
stalle Podere Esse Secco I° e II° |
Ingresso cucina
Podere Esse Secco I°
Cucina della
Leopoldina Podere Esse Secco I°,
lato ovest
Cucina della
Leopoldina Podere Esse Secco II° ,
lato ovest
Particolare delle
stalle Podere Esse Secco I° e II° |
Particolare di una mangiatoia
per le bestie di razza chianina, Podere Esse
Secco |
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Podere
della Bandita
Podere della Bandita, stato attuale (2023)
La Bandita
nella comunità di Torrita di Siena, è uno degli esempi meno
rimaneggiati dell'architettura rurale di quest'epoca.
Ha una pianta
regolare e simmetrica con grande vano centrale che
disimpegna i vani laterali.
Sul fronte ha
un portico che si apre con un arco centrale e due aperture
laterali adiacenti più piccole; al primo piano c'è una
loggia ad arco in parte tamponata.
Da tutta la
costruzione appare la grande abilità dei maestri muratori
nell'uso del mattone come solo elemento costruttivo, tanto
per i muri portanti che per le architravature realizzate con
archi di tutte le dimensioni.
Dal portico si entra nelle stalle, le quali, sono suddivise
da archi in corrispondenza dei muri portanti, che, pur
essendo molto ribassati, si aprono su una notevole luce
(5,85 m.). Sono realizzati senza tiranti, sostenuti dagli
archi laterali che fanno da contrafforti.
Le misure dell'edificio esistente corrispondono a quelle del
1779.
Quello che non
corrisponde è il prospetto che, nel progetto primitivo, non
è simmetrico, ponendo la loggia (portico) un po' sulla
destra con tre forature della stessa ampiezza, mentre nella
realtà il prospetto è perfettamente simmetrico con
l'apertura centrale più grande delle laterali adiacenti.
La scala
attualmente si snoda su due rampe, mentre in origine
l'accesso era posto lateralmente e la scala era ad una sola
rampa.
Anche i muri
portanti interni sono ridotti ad archi, sia in senso
longitudinale che in quello trasversale, per realizzare un
solo grande vano-stalla, mentre prima c'erano muri pieni che
dividevano il pianterreno in vani separati fra loro: "uno
stallone..., altre due stalle, stanza del telaio, cantina,
pollaio, loggia, ed un porcile situato nel sottoscala, ed
inoltre il forno con loggetta davanti".
Il solaio di copertura del pianterreno è realizzato in
travature di legno con correnti portanti le mezzane; il
primo piano è coperto a tetto, con le travi in vista, senza
essere soffittato.
All'esterno, il
fabbricato è intonacato senza altra tinteggiatura.
L'elemento cromatico è lo stesso colore della calce, che è
di colore del tufo, e che si intona bene con i mattoni a
vista degli archi.
L'architettura
del prospetto è rigorosamente simmetrica e armoniosa tra i
pieni e i vuoti. Dove le aperture risultano scomode, si è
provveduto a chiuderle, lasciando però all'esterno un
incasso nella tamponatura per non guastare la simmetria.
Al piano
superiore, allo sbocco della scala, c'era una volta la
loggetta, in parte tamponata, che dava accesso alla grande
cucina.
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Podere della Bandita, vista
ovest
Podere della Bandita, lato
ingresso |
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Poderi del Mulinaccio I e III
Poderi I e III del Mulinaccio, stato
attuale (2024)
La casa di
questo podere si presenta nella pianta del Catasto
Leopoldino composto da due abitazioni, ognuna delle
quali è costituita da due interassi di vani, oltre un
corpo antistante, il tipico portico scala-loggia che
caratterizza queste case coloniche.
All'interno, i muri
trasversali sono sostituiti da archi per rendere i vani
(stalle) un unico ambiente. Un quarto della superficie
del pianterreno (due vani uniti da un arco) erano
probabilmente destinati a tinaia-cantina, poiché non vi
è segnata la mangiatoia come negli altri vani. Il
portico era caratterizzato da un grande ingresso ad
arco, probabilmente a tutto sesto. L'arco era spostato
verso l'estremità, in modo da dare spazio ad una
finestrina.
Dall'esterno, la scala conduceva al primo
piano all'abitazione, preceduta, come sempre, dalla
loggia illuminata da un arco della medesima ampiezza di
quello del pianterreno (m. 1,75).
Nella sezione del
Catasto non è presente la piccionaia.
Al piano
abitabile, la cucina si apriva sulla loggia, e
comprendeva sicuramente due interassi in profondità
uniti da un grande arco. Intorno alla cucina si aprivano
tre grandi stanze da letto. Questa distribuzione di vani
si deduce per somiglianza con le case coloniche coeve
rimaste inalterate; in effetti nel Catasto di allora non
si disegnava nemmeno il primo piano, tanto era
irrilevante per quei tempi studiarne la funzionalità
abitativa.
Allo stato attuale, questa struttura appare
di notevole lunghezza, molto ampliata rispetto al
progetto antico. Il corpo di fabbrica totale è lungo ben
36,60 metri contro 19,70 dell'antico progetto. Appare
così allungato già nella mappa del 1840'"; pertanto
l'ampliamento è stato eseguito nella prima metà
dell'Ottocento. I corpi di fabbrica sul fronte casa,
cioè il volume portico-scala-loggia, sono aboliti e si
sono costruite due scale interne, addossate al muro di
prospetto; anch'esse con la tecnica antica: struttura
portante con correnti in legno e mattoni interposti. Il
primo piano non è oggi accessibile".
Ai lati di questo lunghissimo corpo di fabbrica ci sono
degli annessi molto degradati, che presentano
all'ingresso un grande arco (probabilmente erano rimesse
per carri).
Oggi il fabbricato presenta due piccionaie, forse
costruite all'atto della prima grande trasformazione,
quando queste erano ancora un elemento necessario
all'economia delle famiglie.
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Poderi I e III del
Mulinaccio |
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Podere del Mulinaccio II
Podere Mulinaccio II, stato attuale
(2024)
Il
progetto originario corrisponde alla realtà attuale
soltanto per i primi due interassi sulla destra del
fabbricato. Anche il fronte della casa è diverso: il
progetto prevedeva quattro archi, di cui i due estremi
tamponati, e al centro una scala di accesso al primo
piano, posto ortogonalmente alla casa stessa.
Oggi
troviamo un solo grande arco che immetteva nella loggia
e, quanto alla scala, non sembra probabile che fosse
fatta secondo il progetto, perché avrebbe chiuso proprio
al centro il grande arco che immette nel portico. A
conferma del fatto che la scala fosse ubicata come nel
progetto della odierna ricostruzione disegnata sta la
testimonianza della famiglia che oggi vi abita, e che
ricorda la posizione della scala primitiva.
Oggi
non esiste più nemmeno questa, perché negli ultimi
decenni ne è stata ricostruita una nuova, che non ha
tenuto in nessun conto il modello antico.
Sembra dunque probabile che all'atto della ricostruzione
si sia deciso di aggiungere un altro interasse sulla
destra, e dei quattro archi frontali a piano terreno se
ne sia fatto uno solo molto ampio. Anche dalla
descrizione che si trova all'ASF32 si dice che nel piano
abitabile del lavoratore c'erano «cinque stanze», e che
«due porcili erano sistemati nel sottoscala».
La scala sfocia nella loggia al primo piano che si apre
verso l'esterno con altro arco della stessa ampiezza di
quello a pianoterra, ma ribassato, a tre centri, perché
l'altezza dei vani lo richiede. Le due stalle sono unite
da due grandi arcate, e il solaio a copertura del piano
terreno è in travature di legno, correnti e mezzane.
Tutta
la facciata è oggi stravolta: gli archi sono tamponati
"a filo'' in modo che si vedano a malapena, e le
forature recenti deturpano tutta la facciata.
La piccionaia è d'epoca", e come quasi sempre, si
mantiene meglio ed è stata meno rimaneggiata
dell'abitazione.
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Poderi I e II della Pannellina
Poderi I e II della Pannellina
È un
grande fabbricato lungo ben 24 m., simmetrico in pianta
e nel prospetto, destinato ad accogliere due famiglie.
Da ogni estremità parte una scala che porta la primo
piano, la quale, benché esterna, è coperta dal tetto
all'altezza del primo piano medesimo.
A
differenza delle stesse case coloniche della stessa
epoca, la muratura esterna del fronte-casa è a vista di
mattoni, eccetto il vano scala che è intonacato.
Poiché nell'Archivio di Stato di Firenze è descritta una
loggia allo sbocco della scala al primo piano, ci
dovrebbero essere di conseguenza degli archi tamponati.
Invece la muratura a mattoni è continua, senza tracce di
archi, da che si deduce che questo muro sul fronte-casa
sia stato rifatto in epoche successive a causa del
degrado degli archi delle logge e della relativa
copertura lignea. I mattoni con cui è costruito questo
muro sono senz'altro quelli di recupero della parte
demolita, poiché sono mattoni antichi, fatti a mano, e
della stessa misura con cui sono fatti gli altri muri.
Il pianterreno è adibito a stalle; i muri portanti
longitudinali interni sono ridotti ad archi per
realizzare, come al solito, dei grandi vani. Inoltre la
copertura del pianterreno è realizzata con volte a vela
in mattoni.
La
costruzione di una "volta a vela" richiedeva una
notevole e speciale abilità, poiché si tiravano su senza
centina, murando col gesso, partendo dai quattro archi
per chiudere al centro. Sono fatte di mattoni dello
spessore di 6 cm. E nonostante le notevoli luci che
coprivano, si sono conservate fino ad oggi, dove molte
delle strutture lignee sono cadute.
Al
primo piano, allo sbocco della scala, ci si ritrovava
nella loggia con quattro archi (due per abitazione)
probabilmente identici e coassiali con quelli del
pianterreno. La loggia dava accesso e luce alla cucina
(oggi il vano-loggia è tutt'uno con la cucina) e la
cucina disimpegnava le altre stanze.
Dalla struttura del pianterreno, ma anche dal progetto
del disegno originario dove sono diligentemente
disegnate le mangiatoie, si deduce che anche qui
l'attività principale era l'allevamento dei bovini.
Tutti
gli annessi sono distanziati dall'edificio principale e
costruiti con molto meno impegno "architettonico" poiché
sono semplici capanne senza alcuna preoccupazione
estetica.
Il
fabbricato corrisponde, nelle misure, al progetto
originario. Sola differenza sono le forature a
pianterreno e primo piano del corpo delle logge.
Nel progetto appaiono quattro aperture ad arco, di cui
le due estreme a pianterreno sono chiuse da un muro ad
una testa, sì da lasciare, come al solito,
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Podere I e II della
Pannellina, stato attuale (2024)
Particolare del Podere
I e II della Pannellina, stato attuale
(2024)
Podere I e II della
Pannellina, stato attuale (2024)
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Podere Torrione della Fuga
Podere Torrione, stato attuale (2024)
Podere Torrione presenta una pianta centrale di forma
rettangolare, con uno sviluppo in altezza del tutto
originale e annessi agricoli staccati. L'edificio si
imposta su un primo volume di due piani per poi
proseguire in altezza con un secondo volume più piccolo
impostato sui setti murari centrali. Sopra questo si
innalza la colombaia. Le coperture a padiglione sono
arricchite di merlature, molto probabilmente coeve al
resto dell'edificio.
La Fila di
Abbadia, sita nel Comune di Montepulciano, rappresenta
una delle più importanti testimonianze in Valdichiana di
trasposizione materiale sul territorio, coi nuovi
appoderamenti e le nuove coltivazioni, con
l'edificazione delle coloniche e lo sviluppo della
viabilità, del sistema socio-economico basato sulla
mezzadria.
Il
complesso era suddiviso in poderi, ognuno dei quali era
affidato per la propria conduzione al mezzadro e alla
sua famiglia, cui venivano assegnati i terreni da
coltivare, l'abitazione in cui risiedere e gli annessi
agricoli destinati alle attività lavorative; il tutto
sotto il controllo e la supervisione della fattoria
afferente e del fattore.
L'intero
sistema, evidentemente omogeneo nella propria
definizione e morfologia, è il frutto della rigorosa
pianificazione da parte dell'uomo volta al massimo
sfruttamento del territorio ai fini della produzione
agricola.
La Fila,
afferente all'omonima e poco distante Fattoria di
Abbadia (una delle dieci fattorie presenti in
Valdichiana), nasce dunque sulla base di un disegno
preordinato e votato al miglior rendimento delle terre
da coltivare secondo le finalità dettate dalle riforme
illuministiche dei Lorena.
Il
complesso si basa a livello territoriale su tre elementi
fondamentali: il disegno poderale, i manufatti
architettonici e il lungo viale alberato costituente
l'asse portante dell'intero sistema (la "fila" appunto).
I fabbricati, pur variando a seconda dei caratteri
storico-architettonici e degli schemi distributivi
adottati, mantengono uno schema fisso: casa colonica al
centro attorniata da edifici minori necessari per le
diverse attività lavorative.
Si
riconoscono i fienili, le porcilaie, i forni qualora
esterni, alcuni pozzi e cisterne, logge e tettoie per il
ricovero dei mezzi e delle attrezzature.
Il
Torrione, facente parte dei poderi Fuga 1 e Fuga 2,
merita una descrizione a sé trattandosi di un immobile
sui generis, distinto dagli altri.
L'impianto
si imposta sempre su una pianta regolare, pressappoco
rettangolare, che ne conferisce una volumetria
scatolare, ma lo sviluppo in altezza è del tutto
originale e non ravvisabile in altri esempi.
L'edificio
si imposta su un primo volume di due piani per poi
proseguire in altezza con un secondo volume più piccolo
impostato sui setti murari centrali.
Sopra
questo si innalza la colombaia che appare più come
torretta di avvistamento (da notare i quattro oculi
tondeggianti sui lati).
Le
coperture, del tipo a padiglione a quattro spioventi, si
arricchiscono di merlature, che, per i materiali e la
tecnica impiegati, sembrano essere coeve al resto del
fabbricato.
I fronti,
oltre che per i marcapiani e i cornicioni che ne frenano
lo slancio verticale, sono caratterizzati da intonaci
tinteggiati nelle cromie del rosso antico pompeiano.
Gli infissi
risultano in gran parte originali, con le porte a piano
terra in legno alla mercantile, alcune delle quali
accompagnate da sovraluce rettangolare con rosta
metallica di protezione, e con le finestre, anch'esse in
legno, a disegno semplice a doppia anta, con scuretti
interni in legno.
Sul
prospetto principale vi è una scala a un'unica rampa per
accedere al livello superiore, realizzata con gradini
monolitici in pietra serena. I manti di copertura sono
costituiti dalla tradizionale alternanza del coppo e
dell'embrice in cotto.
Il corpo
più in alto è una torretta a specola sulla cui sommità
salivano, mediante una scaletta esterna i tecnici
impegnati nel prosciugamento della palude per
controllare l'andamento dei lavori. Nel maggio del 1827,
durante la visita in Val di Chiana, vi salì Leopoldo II,
Granduca di toscana.
Venne
acquistato, dopo l'Unità d'Italia, dallo statista
Bettino Ricasoli per poi passare ad altri proprietari.
Segnalato per la sua unicità in un contesto agricolo
ancora affascinante nonostante l'industrializzazione
delle attività agricole. Vorrebbero trasformare il luogo
in un’area espositiva e divulgativa per quel che
riguarda la storia della bonifica chianina e della
mezzadria.
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Torrione dei Poderi
della Fuga, stato attuale (2024)
Torrione dei Poderi
della Fuga,
vista nord-ovest
Torrione, particolare
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Podere Fuga II°
Podere Fuga II, stato attuale (2021)
Il podere
Fuga II° si caratterizza per un impianto planimetrico
regolare, impostato su pianta rettangolare e per una
volumetria fortemente scatolare.
La
distribuzione interna è schematica, razionale ed
impostata per l'ottimizzazione del lavoro e la qualità
della vita del colone, con netta separazione fra gli
spazi abitativi siti al piano superiore e gli ambienti
dediti al lavoro e al ricovero degli animali siti al
piano terra in comunicazione con l'esterno.
La
copertura risulta a padiglione a quattro spioventi e
altana, con ridotti aggetti di gronda caratterizzati da
zampini in legno e pianellato in cotto.
Impostata
sul setto portante centrale dell'edificio è presente la
tradizionale colombaia in copertura. I fronti si
presentano caratterizzati da elementi decorativi molto
sobri e rappresentati da sottogronda decorato e da
arcate ribassate perlopiù tamponate.
I materiali
da costruzione sono rappresentati dal mattone pieno
delle murature e dagli intonaci a base di malta di calce
semplicemente tinteggiati nelle cromie delle terre
chiare e dei gialli.
Le aperture
esterne si caratterizzano per le ridotte dimensioni, la
schematica ritmicità sui fronti, la corrispondenza tra
il piano inferiore e quello superiore. Gli infissi
risultano in gran parte originali, con le porte al piano
terra in legno alla mercantile, alcune delle quali
accompagnate da sovraluce rettangolare con rosta
metallica di protezione, e con le finestre, anch'esse in
legno, a disegno semplice a doppia anta, con scuretti
interni in legno.
La scala di
collegamento tra i due piani risulta interna al
fabbricato.
La
copertura e il solaio di sottotetto, anche se in parte
crollato, risulta realizzato in travi di legno massello
(puntoni d'angolo, arcarecci e travicelli) e pianellato
di cotto.
Il manto di
copertura è costituito dalla tradizionale alternanza del
coppo e dell'embrice in cotto.
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Particolare della
colombaia del Podere Fuga II°, stato attuale
(2021) |
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Podere Fuga I°
Podere Fuga I°, stato attuale, (2021)
Il Podere
Fuga I° si caratterizza per un impianto planimetrico
regolare, impostato su pianta rettangolare con lato
maggiore esposto verso la strada, e per una volumetria
fortemente scatolare.
La
distribuzione interna è schematica, razionale ed
impostata per l'ottimizzazione del lavoro e la qualità
della vita del colone, con netta separazione fra gli
spazi abitativi siti al piano superiore e gli ambienti
dediti al lavoro e al ricovero degli animali siti al
piano terra in comunicazione con l'esterno.
La
copertura risulta a padiglione a quattro spioventi e
altana, con ridotti aggetti di gronda caratterizzati da
zampini in legno e pianellato in cotto.
Sul setto
portante centrale dell'edificio è presente la
tradizionale colombaia in copertura. I fronti si
presentano caratterizzati da elementi decorativi molto
sobri e rappresentati da cornicione sottogronda e da
arcate ribassate e a tutto sesto perlopiù tamponate. I
materiali da costruzione sono rappresentati dal mattone
pieno delle murature, dagli architravi e davanzali in
pietra serena e dagli intonaci a base di malta di calce
semplicemente tinteggiati nelle cromie delle terre
chiare e dei gialli.
Le aperture
esterne si caratterizzano per le ridotte dimensioni, la
schematica ritmicità sui fronti, la corrispondenza tra
il piano inferiore e quello superiore.
Gli infissi
risultano in gran parte originali, con le porte al piano
terra in legno alla mercantile, e con le finestre,
anch'esse in legno, a disegno semplice a doppia anta,
con scuretti interni in legno. La scala di collegamento
tra i due piani risulta interna al fabbricato e
realizzata con gradini monolitici in pietra serena.
Gli
orizzontamenti tra i due piani si basano sulla
tecnologia costruttiva del solaio a voltine in
laterizio. La copertura e il solaio di sottotetto
risultano realizzati in travi di legno massello (puntoni
d'angolo, arcarecci e travicelli) e pianellato di cotto.
Il manto di copertura è costituito dalla tradizionale
alternanza del coppo e dell'embrice in cotto.
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Particolare della stalla
del Podere Fuga I°, stato attuale (2024) |
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Con la fine della
mezzadria nella seconda metà del 1900 la valle ha visto un radicale
spopolamento delle abitazioni rurali che sono rimaste abbandonate
all’incuria e agli agenti atmosferici per decenni subendo un
graduale ma sostanziale declino mentre anche il paesaggio agrario
circostante cambiava volto passando dalla tipica coltura a prode ad
un paesaggio semplificato con la rimozione, a volte, delle strade
vicinali che collegavano le abitazioni alle strade comunicative
tanto che alcune Leopoldine risultano ad oggi inaccessibili se non
con mezzi agricoli.
Le case invece che non hanno subito
l’abbandono risultano molto spesso poco integre a livello tipologico
con superfetazioni, tamponature o ampliamenti poco consoni o
rispettosi.
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