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...adesso rimane difficile spiegare, sempre che ci sia qualcosa da spiegare, la mia passione per la caccia. Di certo ci saranno dei navigatori che, veleggiando dentro il mio sito, si domanderanno come possono convive in me due passioni così lontane tra di loro; la fotografia da una parte e la caccia dall'altra...allora: posso ben dire che esistono da sempre due specie di uomini, "gli stanziali", legati alla terra e al possesso della medesima, e amanti di una vita tutto sommato quieta e tranquilla; e i "migratori", ossia i cacciatori, pescatori e raccoglitori, votati altresì a una vita errabonda e selvaggia, libera e avventurosa...soprattutto libera e avventurosa. Per capire quanto sto dicendo è necessario compiere un salto indietro nel tempo e arrivare nell'epoca in cui, grazie alle prime fondamentali scoperte proto-tecnologiche e all'invenzione dell'agricoltura e dell'allevamento, la maggior parte degli uomini, passò da uno stato nomade, basato su attività quali la caccia, la pesca e la raccolta di frutti spontanei, a uno stanziale. Preferì, in sostanza, una vita più comoda, sicura, prendendo possesso di una landa di terra in grado di sostenere le esigenze alimentari di tutta la tribù attraverso l'agricoltura e la pastorizia. Nacquero così stirpi e casati, feudi e ducati...la nobiltà; come status dell'essere prima e classe sociale poi (quelli che non lavorano). Vi fu tuttavia tra gli "stanziali" chi trovò insopportabile la monotonia di una vita radicata, regolata da ferrei codici di norme, leggi e convenzioni, individui con la voglia di conoscere ed esplorare, figli della selva e del vento più che della zolla e dell'aratro, per nulla disposti a condividere insieme agli animali allevati una vita ciclica e bovina. Più dotati fisicamente, animati da un senso d'indipendenza e autodeterminazione, questi furono la comunità dei "cacciatori". Spariranno, poi, inghiottiti nel vortice del tempo, i feudi e i ducati, le stirpi e i casati...chi non sparirà mai, tuttavia, sarà il cacciatore. Sempre e per sempre continueranno a nascere individui inquieti amanti delle albe e dei tramonti, delle valli e delle montagne, delle stoppie settembrine e dei boschi di novembre...uomini differenti, i cui sogni saranno popolati da cieli tersi di ali fruscianti, radure ombrose di occhieggianti creature, foreste pullulanti di vita selvaggia...esseri appena appena "addomesticati", votati a vivere "tra vette, paludi e calanchi"; sempre in movimento, sempre tesi a inseguire sogni, perduti nell'estasi ideale di una "bella vita vagabonda". Questo è il mondo dei cacciatori e dei pescatori, fatto di gente che vive nella natura per davvero, che se ne farà nei secoli garante...o meglio, di un'attività venatoria che, nel suo svilupparsi come tecnica e come arte, conservi intatte tutte quelle radici magiche che gli sono proprie.
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