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Siena - Asciano |
Rintracciare le origini della Via Lauretana Toscana non è impresa facile e, per riuscirci, occorre risalire a quando Cortona era una delle città più importanti del mondo etrusco, quando molto probabilmente esisteva gia una strada che la collegava con l'Occidente e il mar Tirreno
Troviamo la prima notizia scritta di questo itinerario nella più antica carta stradale di cui ci sia stato trasmesso un esemplare, la Tabula Peutingeriana, copia medievale di un originale probabilmente databile a Diocleziano (IV secolo d.C.) ma forse risalente ancora più indietro, ad Agrippa, il più grande dei generali di Augusto.
Sulla Tabula troviamo una linea rossa, sottile ma chiaramente marcata, che porta da Siena all'intersezione con la Via Cassia Adrianea presso Acquaviva, frazione di Montepulciano.
Risalendo la linea, ecco Saena Iulia (Siena), la mansio ad Umbro flumen, identificabile con Asciano, che sorge lungo il fiume Ombrone, ad Mensulas, localizzata presso la Pieve di San Pietro ad Mensulas fuori dalle mura di Sinalunga, e, infine, Manliana, l'odierna Torrita di Siena. La Tabula non fornisce solo un preciso elenco delle località dislocate lungo la Via, ma anche le distanze intermedie che le separano, fornendo un'utile indicazione al viaggiatore.
La Via Lauretana da Siena ad Asciano L'approdo della strada proveniente da Asciano alla città di Siena, avveniva da porta Romana e prima che questa fosse costruita (1328) dalla porta che si apriva lungo la stessa direttrice, ossia porta San Maurizio (oggi i suoi resti sono conosciuti come arco del Ponte di Romana). Sul percorso della Francigena, anche sotto la rupe di Samoreci, dovettero realizzare un ingresso alla città che avrebbe permesso il passaggio di una strada molto importante ed antica, che proprio in quel punto si incrociava con la Romea: si trattava dell'arteria di collegamento tra Siena e il contado, la quale si biforcava presso Monselvoli per Asciano ed Arezzo. Tale tracciato riconoscibile nell'odierna via dei Pispini, entrava in città attraverso la non più esistente porta di San Giorgio, che doveva situarsi nei pressi della chiesa omonima.
La strada Berardenga, proveniente da Sant'Andrea a Bozzone e dai Due Ponti, risaliva verso Siena non prima di aver toccato l'antica chiesa di Sant'Eugenia. Proprio quest'ultima assegnerà il nome al "planum Sancti Eugenii", poi volgarizzato in "Sancti Veni" (San Viene), dove nel Duecento sorgerà l'omonima porta (solo dal Sei-Settecento si imporrà l'attuale nome Porta dei Pispini). E' assai probabile che tali strade (la Berardenga e quella per Asciano) fossero collegate tra di loro nei pressi di Ruffolo o delle Taverne. La conferma di ciò sembra essere contenuta ancora nello Statuto dei Viari, che tra le vie et strate principales include anche quella che incipit a Porta Sancti Vienis sive a Porta Sancti Mauritii usque Scianum et a Scianum usane ad castrum Montis Follonici ("strada che inizia da porta San Viene o piuttosto da porta di San Maurizio fino ad Asciano e da Asciano fino al castello di Montefollonico"). Quindi, a fine Duecento, per Asciano si poteva procedere in due direzioni: dalla strada che usciva da porta San Maurizio lungo la via Francigena (quella che poi conduceva a Maggiano) oppure da quella che usciva da porta San Viene che passando per i Due Ponti, si ricongiungeva con la precedente presso Ruffolo. Che la strada dei Pispini fosse attraversata sin dal Duecento da un discreto flusso di pellegrini è provato da una carta del 1247.
Arrivati a Taverne e superato l'abitato, i pellegrini giungevano a Monselvoli, località strettamente legata alla viabilità. La sua posizione, proprio lungo il percorso della Strata de Sciano, presso il passaggio del fiume Arbia, (pons super Arbiam in contrata de Monte Silvoli) documenta un ospedale nel 1128 (hospitale de Monte Silvulae propre Arbiam).
Da qui la strada si addentrava nel cuore delle Crete Senesi giungendo a Leonina, una curtis di proprietà dell'Abbazia di Farfa. Il burgus di Leonina fu devastato nel 1234 dalle truppe orvietane in guerra con la città di Siena. Da Leonina proseguiva in quota verso la località di Mezzavia (associata con qualche probabilità al toponimo Monteberni documentato da fonti basso medievali lungo il percorso della strata de Sciano) e, questa posizione di passaggio, avrebbe favorito la costruzione di un'osteria, della quale ci sono notizie dal XVII secolo.Giungevano quindi a Mucigliani.
Le prime informazioni su Mucigliani risalgono al 994. Dall'anno Mille la casata dei Berardenghi si occupa della curtis e sul finire del 1103 è documentata la chiesa intitolata a S. Andrea, tuttora esistente. Sulla facciata di un'abitazione del complesso di Mucigliani, è visibile una splendida maiolica che ha come soggetto la Madonna di Loreto.
Proseguendo verso Sciano, la strada incontrava il castello di Vescona, attestato dal 1023. Tra il XIV e XV secolo, a causa della riaccesa guerra tra Siena e Firenze, il castello necessitò di opere di riparazione e fortificazione. Nel 1437 il castello, seriamente danneggiato da azioni belliche, non fu più ricostruito. A Vescona è attestata fin dal XIII secolo la chiesa di S. Florenzio e agli inizi del Trecento uno spedale lungo la strada per Asciano. Poco distante da Vescona, ancora più vicini ad Asciano, i pellegrini, incontravano la pieve di San Giovanni in Rantia (odierna località la Pievina) contesa tra i vescovi di Siena e di Arezzo fin dal 650 d.C., ma le sue origini potrebbero risalire almeno al secolo precedente.
Il Ponte del Garbo introduceva i pellegrini a Sciano. Dopo aver oltrepassato il Ponte del Garbo, la strada si introduce nel sobborgo di Camparboli dove è visibile la Cappella viaria di San Sebastiano. La cappella è posta all'incrocio tra Via de Sciano, proveniente da Siena, e quella detta del "Piano" che in passato si ricollegava alla strada Scialenga. Originariamente, sulla facciata della struttura religiosa si apriva una grande arcata in mattoni, oggi tamponata, che doveva favorire l'ingresso dei viandanti. All'interno è affrescata l'Assunta con i Santi Sebastiano, Tommaso e Agata, patrona di Asciano, risalente alla fine del '400 e attribuita a Benvenuto di Giovanni e al figlio di Girolamo di Benvenuto. Da Camparboli la strada Lauretana prosegue diritta verso il centro storico e, dopo aver varcato la porta dei Bianchi, viene a coincidere con l'attuale Corso Matteotti dove incontra la chiesa di Sant'Agostino dove, al suo interno, spicca l'affresco di San Cristoforo, protettore dei viandanti.
Proseguendo il percorso
giungiamo all'antica pieve di
Sant'Ippolito (S. Ippolito in Sessiano) annoverata tra le
strutture religiose contese dai vescovi di Siena e di Arezzo.
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Estratto da:Lauretana Strada di Artisti Mercanti Pellegrini 2017 - Amministrazione Comunale di Asciano |