|
|
|
|
Tra Firenze e Siena c'è una terza città che si chiama Chianti. C'è una terza città composta di castelli, di rocche, di torri, di ville, di case "da signore", di case di campagna, di fattorie, di case coloniche, di pievi romaniche, di canoniche, di cappelle, tabernacoli, antiche "badie", per non dire dei molti borghi murati, dei paesi che nacquero in vetta ai colli, a quota di sicurezza, e di quelli che poi si formarono a valle, come i "mercatali", laddove si potevano intraprendere più lucrosi commerci. Sono duemila anni che piace. Piacque agli Etruschi e ai Romani, piacque ai grandi feudatari medioevali, ai signori rinascimentali, piacque al tempo dei Medici e dei Lorena, piacque al tempo dei nostri nonni e piace tuttora. Piace ai toscani, piace agli italiani, piace agli stranieri, piace a tutti. Piace, è ammiratissimo, celebratissimo, probabilmente è unico al mondo. Unico nel suo genere. E questo, principalmente, perché si tratta di un paesaggio agricolo, ma non ripetitivo e monotono, che offre ancora oggi l'eccezionale, raro, spettacolo di una campagna variatissima, di una terra ricca di elementi diversi, ed anche di memorie diverse, ed anche di diverso carattere. Fiorentini e senesi, vale a dire i "padroni" del Chianti, hanno avuto per la campagna un amore e una cura non diverse da quelle che hanno avuto per le loro splendide, ineguagliabili, città: e allorché decidevano di "murare" qualcosa nei loro poderi si portavano dietro un bagaglio di concezioni urbane, di esigenze culturali ed estetiche, di sensibilità artistica, per cui i poderi finivano per essere arredati come se fossero salotti buoni. E furono, però, oscuri contadini e poveri "camperaioli", e non i potenti feudatari, che crearono le basi della futura fama del Chianti. Furono oscuri contadini che rubarono la terra alle selve, che abbatterono boschi, smacchiarono e dissodarono i poggi, vi piantarono i primi ulivi, le piante da frutto, e allestirono le prime vigne, con le viti abbracciate ai sostegni degli aceri campestri. Furono loro a spremere i grappoli d'uva e a creare quel vino che ha reso famoso nel mondo in nome della contrada toscana.
|
|
|
|
|
|
|
|