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Oasi di verde capita di incontrare pure in questo territorio, caratterizzato tuttavia da un suo peculiare "pallore". Siamo infatti nel paradiso delle "crete" senesi: poggi riarsi e screpolati come da crepitii di febbre; strisce di terra cenerognola, desolate come i letti di preistoriche fiumare, le "biancane" di Asciano. Insomma si tratta di un paesaggio quasi lunare, così sintetizzato, stupendamente, dal Repetti: «"Oasi" [di verde] in mezzo ad un deserto di piagge di creta color di cenere ed in mille guisa aperte, frastagliate e sparse di larghi crepacci..." ». Guardando a questo paesaggio - «"a monticelli, a costole, spacchi bianchi quasi di un sale rilucente"» Sempre le Crete che sprofondano fra Monte Oliveto e Chiusure, suggeriranno a Mario Luzi una grande allegoria ascetico-filosofica: «Penso a luoghi come Monte Oliveto: numerose persone vi salgono per poi stringere la focale dello sguardo nei sottostanti e profondi cretti di argilla; ma non credo che ne ritornino “colme”, quanto, piuttosto, prosciugate. Quella natura non regala cose da portare via, ma purifica, rende aperti ad altro. Si spalanca ai nostri occhi la terra-pagina di un libro difficile, smarginato, da decifrare, dove ci viene pur spiegato che l’assenza è intrinseca alle cose, alle forme, non di rado qualificate proprio dal loro “vuoto”». Guido Piovene, ancora trasognato da una visita al vicino Convento di Monte Oliveto Maggiore, poteva definirlo «"modello ideale di paesaggio eremitico, già appartenente all'arte. Sembra lo scenario approntato dalla natura stessa per recitarvi il dramma sacro della lotta tra Dio e il demonio tentatore"»
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