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[...] «"La Valdelsa merita bene di fermar l’attenzione dell’artista e dello storico per la bellezza de’ paesaggi, per la ricchezza e varietà delle memorie. Colline pittoresche e ridenti; poggi ora cupi e giallastri per tufi o per sabbie, ora cinerei e biancheggianti per marne ed argille, si intrecciano, si protendono, quando restringendo la vallata fin quasi a chiuderla, quando riallargandosi sulla distesa de’ fertili piani: i poggi e i piani popolati di terre, di villaggi, di maestose ed eleganti ville signorili, di linde case coloniche. E l’Elsa per le proprietà delle sue acque che fur note a Dante, a Fazio degli Uberti, al Boccaccio, studiata da’ moderni scienziati in un coll’interessante carattere geologico di que’ terreni; l’Elsa, dalle ripe ombrate di bei pioppi, corre, si snoda, si ripiega, serpeggia con vaghissime curve fino alla Bocca ove il vocabol suo diventa vano".» [...]
Così descrive la Val d'Elsa, Orazio Bacci, in occasione dell'apertura della Biblioteca comunale Vallesiana di Castelfiorentino nel 1890. Continuando poi a presentare i principali centri valdelsani con uno sguardo pittorico e, si potrebbe dire oggi, quasi turistico:
«“San Gimignano si incorona di torri nell’azzurro dell’aer tosco, spiccando nel limpido orizzonte come un’apparizione del medio evo non invidiataci dal tempo: a sinistra [dell’Elsa] Colle si disegna nell’alto della valle con bel contrasto di antico e di nuovo, di fosco e di bianco"». […] [...] «"Par di vedere ancora salire a S. Gimignano Dante ambasciatore di Firenze; e Niccolò Machiavelli ad ordinarvi una schiera della milizia cittadina; da Colle Sapia prega ancora pe’ la disfatta de’ Senesi; sul poggio del Boccaccio par che novelli ancora messer Giovanni. Qualche armonioso accento s’ode sempre di Terino e di Folgore; e per i casolari, ascoltato da’ crocchi intorno agli ampi camini, racconta ancora de’ Reali di Francia Andrea da Barberino"» [...]
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